«In un attimo sono a Parigi con te» ma non te lo dico, e siamo a letto in una stanza d'albergo con questa luce rarefatta piena di pulviscolo che io adoro e ho cercato di renderla sempre nei film a venire e abbiamo appena finito di fare all'amore e io ti dico sottovoce, mentre tu piano ti alzi e cerchi le paglie sulla scrivania, ti dico piano sommessamente, che sicuramente non hai sentito o non lo so forse sì chi può dirlo, ti dico «Nel mio specchio sei molto più vicino di quanto immagini.» Nel mio specchio Gabri. Anche se è altro che intendo. È il mio cuore che intendo. Objects in My Mirror era il titolo che ti avevo suggerito. Non Objects in Mirror. Quel My che in tutta la mia vita ha fatto la differenza. Quel My che aveva sciolto il ghiaccio. Tu. Mine. Il mio.
Objects in My Mirror, questo specchio è il mio romanzo. Il primo. Credo. A essere pubblicato, intendo. È una storia d’amore, ma è anche la storia di come si cambia di come si diventa se stessi senza passare per il via, di come ci si perda e a volte - stelle permettendo - ci si ritrovi. Di come sia possibile fermare la luce che cambia, andare avanti, creare cose belle. Questo specchio è una storia. È la storia di Niccolò. È la mia storia, ma è anche la storia di chi legge.